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Cosmographia Libro secondo Parte 2
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[Nico.] Havem parlato insino qui dei cerchi mobili, cioè del'equinoctiale et quattro minori ad esso equidistanti, due tropici, arctico, et anctartico, delli quali cinque ciascuno, perché sopra i suoi poli gira, sempre in uno medesimo piano giace, sempre dele sue contigue84 parti l'una il luogo del'altra successivamente subintrando. Del zodiaco, dei coluri, deli quali ogn'uno, perché sopra i suoi poli non rota, muta il sito, et hor in un piano, hor in un altro si trova; et pure, compita una volta, sempre a quel medesimo sito ritorna. Hora è da trattarese de quei cerchi, che fermi stanno, cioè de85 l'horizonte, meridiano, et verticale. Quelli per indicare et distinguere i moti celesti, questi a rispetto del sito degli habitanti della terra sono imaginati.

[Anti.] Bisognia di questi tre parlare ad uno ad uno.

[Nico.] Horizonte è un cerchio maggiore, il quale parte il manifesto hemisperio dal'occulto, et è detto dal greco verbo omicronroiotazetaomicron, che terminare, o finire, significa. Onde Macrobio termino del sovrastante cielo, et Capella finitore il chiama, et Alfragano cerchio del'emisperio. Et è di quella città, o luoco nella superficie de la terra, per lo qual passa l'asse dell'horizonte. Et però la sommità di tale asse, cioè il superiore polo del'horizonte, è il vertice, o vero zenit, del detto luogo, o città. Onde zenit d'alcun luogo, secondo la commune diffinitione, è quel punto del cielo che a tal luogo perpendicularmente sovrasta.

[Anti.] Io veggio chel piano, che separa quel che vedemo del cielo da quel [C:48r] che non vedemo, passa86 per l'occhio nostro, et non per il centro del mondo; et però cerchio minore, et non maggiore, come tu dici, convien che sia.

[Nico.] Imagina che l'occhio nella faccia dela sperica terra, o del mare, sia. Già tando il piano, che termina il visto dal non visto, sarà contingente ala terrestre spera, et l'occhio nel punto del contatto87, et però l'asse del'horizonte, per la quarta del primo degli Sperici di Theodosio, fia perpendiculare al contingente piano. Ma tale asse è, per la diffinitione, perpendiculare al'horizonte: dunque,per la decima quarta dell'undecimo degli88 Elementi d'Euclide, il piano contingente et horizonte saranno equidistanti, et però il cerchio, che farà il piano contingente, secando la concava superficie89 del primo mobile, sarà equidistante all'horizonte. Hor, se questo cerchio fatto dal piano contingente, in loco dell'horizonte si pigli, non importa, perché la distantia loro è quanto il semidiametro dela terra, il quale è quasi niente a rispetto della celeste grandezza. Similmente ogn'altro piano, per qualunque habitatione prodotto, all'horizonte de tal habitatione equidistante, se può in vicenda del'horizonte pigliare. Onde ogni pavimento ad equilibrio fabricato, o in sacro, o profano edificio, se può horizontal piano di tal luogo chiamare90.

[Anti.] Non voi tu che l'occhio più sublime, più scuopra del cielo?

[Nico.] Sì bene e potria essere [C:48v] tanto sublime, come sopra un castello, o montagnia, che più dela mità del cielo scuoprisse; et anchor tanto basso, come in una convalle, che manco di la mità ne vedesse.

[Anti.] Dunque di tal luogo l'horizonte non parte il cielo in parti equali.

[Nico.] Così è, ma non sarà quello horizonte, come l'astronomo intende, et però questo non disturbirà la nostra diffinitione, alla quale mi riporto, ovunque posto sia l'occhio inspettore. Et per meglio chiarire la diffinitione ti dico che l'ufficio dell'horizonte è terminare quel che all'occhio nostro pare alto da quel che pare basso, come dice Tebit. Et però imaginando una recta, dal centro del mondo per l'occhio nostro menata fin al primo mobile, l'horizonte nostro sarà quella piana superficie91, per l'occhio nostro produtta, alla quale la menata recta sia perpendiculare. Et cossì come per questa retta noi vegiamo il punto nostro altissimo, ch'è il zenit nostro, et guardando giù il ponto bassissimo, così per la detta piana superficie92 vedemo per lato tutte quelle cose, che al nostro equilibrio star pareno93. Et ogni cosa sopra la detta superficie94 alta, et di sotto bassa ci pare; perciò che quella alzando, et questa bassando l'occhio guardamo. Et benché il piano del horizonte, secondo la diffinitione, deve per lo centro della terra passare, et così del nostro horizonte, al quale perpendicolar vegna la predetta recta, che l'altissimo [C:49r] et bassissimo punto a <noi95> mostra come suo asse, niente di meno la piana superficie96 detta per l'occhio nostro menata si può, com'io dissi, invece del nostro horizonte pigliare, però che questi due piani sono equidistanti, et l'un dal'altro remoti, quanto è il semidiametro de la terra, il quale ala grandezza celeste non è d'alcuna importante quantitate.

[Anti.] Comunque sia, a me piaceria più chel piano del'horizonte sempre per il centro della terra passasse, acciò, senza contradittione alcuna, sempre sotto la diffinitione di maggior cerchio cadesse.

[Nico.] Questo è il dovere. Onde noi coi nostri antipodi un medesimo horizonte havemo, che il cielo in due hemisperij ci sparte; de li quali, quel che a noi è manifesto, a quelli è occulto; et per contrario, quel che occulto è a noi, manifesto fia a quelli. Peroché noi et quelli oppositi siamo per diametro nell'asse del'horizonte, del quale questo polo è il nostro, et quello il loro vertice, et ogni perpendicolo, che quinci, o quindi, al centro piomba, sarà l'asse di tal horizonte.

[Anti.] In tal modo ogni punto harà il suo perpendicolo, et il suo horizonte.

[Nico.] Non è dubio.

[Anti.] Dunque se intra una città97 ogni punto ha il suo horizonte, come si dice una città uno horizonte havere?

[Nico.] Benché intra una città infiniti punti habbiano infiniti horizonti et infiniti vertici, niente di manco perché tali horizonti, o tali vertici, tra loro sì poco distano, che differentia [C:49v] non fanno d'importanza alcuna, però si può dire che tutti tali punti uno horizonte et un vertice habiano. Onde qui in Messina, per causa d'essempio, uno che sia nella porta di Santo Antonio, et un altro che sia nella porta Reale, uno medesimo quasi horizonte sortiscono, anchorché più distanti fussero. E quando io in Messina alcuna stella, come la Lucida de la Lyra, nel mio vertice posta mi veggio, ogn'un che in Messina, o anchor fuor di quella per alquanto spatio sia, sopra il suo vertice a punto98 se la vede. Perché la distantia di me a quello è sì poca, per rispetto di tutto il circuito dela terra, che non fa notabile discrepanza quanto al vertice, o l'horizonte.

[Anti.] Ben conchiudi. Ma vengamo alla distintione degli horizonti.

[Nico.] Degli horizonti alcuno è retto, et alcuno obliquo. Retto horizonte è quello che per li poli del mondo passa. Chiamase retto perciò che, passando esso per li poli del'equinoctiale, et l'equinoctiale per li suoi, taglia et a vicenda è tagliato da quello ad angoli retti, come per la decima nona del primo di Teodosio appare. Obliquo horizonte è quello che per li poli del mondo non passa, et però obliquo, cioè inchinato, iace sopra l'equinoctiale et l'equinoctiale sopra esso. Et uno degli poli sopra tale horizonte elevato appare, l'altro di sotto occulto soggiace. Onde Virgilio: Questo vertice, disse, cioè questo polo, sempre sta a noi elevato. Ma quello sotto i piedi se lo vede l'oscura Styge, et l'ombre profonde. Questo cerchio dunque, horizonte chiamato, ci distingue l'alto [C:50r] dal basso, il manifesto dal'occulto, il giorno dala notte. Sopra questo piano giacemo, sopra questo stamo, sopra questo caminamo.

[Anti.] Ma come potriamo noi collocare un piano che ad equidistantia del'horizonte giaccia?

[Nico.] Porremo il piano a tal sito, che postovi di sopra il livello per ogni verso, il piombo sempre cagia perpendiculare, perché, come sopra dissi, ogni perpendicolo è asse del'horizonte, et però il piano a cui tale asse sta perpendicolare è ad esso horizonte equidistante. Ma questa è regula a tutti i fabri99 et architetti notissima, li quali tutti i pavimenti di loro edificij ad equidistanza del'horizzonte col detto instrumento addrizano, eccetti quelli che, per dar corso al'acqua, pendenti si fanno.

[Anti.] Io credo che niun piano ripresenti così bene l'horizontal100 faccia, come l'acqua quando quieta puosa, percioché, secondo la natura sua, al livello regulata iace.

[Nico.] Questo è, tuttavia101 per quanto al senso piana pare. Et in niuno luogo l'ambito del'horizonte così espedito pare, come in quello che d'ognintorno altro che mare non vede, dove il Sole, la Luna et ogni stella di mare par che surga, et in mare, par che s'immerga.

[Anti.] Dunque le montagne, le rocche, li scogli, et tutte eminentie dela terra sempre alcuna cosa occupano del visibile hemisperio.

[Nico.] Et tanto più, quanto più sono alte. Onde qui in Messina queste calabre montagne così il vero horizonte ci impediscono, che il Sole per alcun spatio [C:50v] poi del vero nascimento si vegia, né meno al vero occaso impedimento danno i giogi dele nostre ville. Ma verso mezo giorno, dove la vista col dorso del mare finisce, spedita si mostra l'horizontal102 periferia.

[Anti.] Molte cose havemo trattato circa il fatto del'horizonte. Ma non s'ha detto ancor come il retto parte ogni parallelo in semicircoli, et però ogni stella ivi si colca et nasce. Né come l'obliquo parte i paralleli in parti disuguali, eccetto l'equinoctiale, et quant'è più obliquo tanto più disuguali parti103 ne fa, et tanto maggior paralleli lassa intatti sì di sopra come di sotto, et perciò tanto più stelle ivi mai si colcano, et tanto più mai nasceno.

[Nico.] Io vo' prima parlare del meridiano, et degl'altri cerchi, che restano. Di quel che ad ciascun horizonte secondo il suo sito accade, circa l'orto et occaso de le stelle, circa l'archi diurni, et nocturni, et altre proprietà, si ragionerà poi.

[Anti.] Horsù vengamo al meridiano per seguire104 l'ordine.

[Nico.] Il meridiano d'alcun luogo è un cerchio maggiore, che per li poli del mondo et per lo vertice di tal luogo passa. Onde perché tal cerchio per li poli di l'equinoctiale, et d'ogni parallelo, et per li poli di l'horizonte va, perciò dala duodecima del secondo degli Sperici Elementi, siegue chel meridiano parta così l'arco sopraterraneo, come il subterraneo, d'ogni parallelo in due mità. Et però quando105 il Sole, o altra stella, nel meridiano sopra Terra [C:51r] si trova, ha fatto la mità de l'arco diurno, et è mezzo giorno appunto, et sotto terra nel detto cerchio ha fatto la mità de l'arco nocturno, et è il ponto di mezza notte. Onde non per altra causa da noi meridiano, et dai greci muepsilonsigmaepsilonmubetaroiotanuomicronsigma è chiamato, et da Ptolemeo <è106> detto cerchio di mezzo giorno. E perché passa per li poli di l'equinoctiale et de l'horizonte, è necessario, per un corollario de la 31a di Teodosio, che sì l'equinoctiale come l'horizonte per gli poli del meridiano vada. Et però gli poli del meridiano altronde non puonno essere che nelle communi settioni del'horizonte con l'equinoctiale. Or per questi poli et per quei del'horizonte passa un cerchio maggiore, che da Giovanne Monte Regio verticale, però che per lo vertice del luoco passa, è chiamato. Onde dal detto corollario siegue, che l'asse, et gli poli de ciascun di questi tre cerchi horizonte, meridiano, et verticale, sia nella commune sectione degl'altri due. Così come del'equinoctiale e dei107 due coluri si può dire.

[Anti.] Io ho ben inteso il bisogno dell'horizonte, et del meridiano. A che sia utile questo verticale non intendo, et parme che sia supervacuo.

[Nico.] Non è, come tu pensi, supervacuo. Perché sì come il meridiano per il vertice nostro da tramontana ad austro passa, così un altro cerchio per quel medesimo vertice, ad angoli retti il meridiano tagliando, da livante ver ponente si descrivessi; accioché due cerchi, nel vertice nostro cruciandosi, i detti quattro cardini [C:51v] del mondo ci mostrassero. Oltra questo, così come l'horizonte l'alto dal basso emisperio ci parte, et il meridiano l'orientale dal'occidentale, cossì convenne che un altro cerchio, cioè il verticale, il septentrionale dal'australe ci terminasse.

Et per dirla meglio, sostando col corpo eretto, et girato ver ponente di modo chel mezo del mio corpo nel centro comune de i detti tre cerchi collocato stia, l'horizonte mi termina l'alte dale basse parti, il meridiano l'anteriori dale posteriori, il verticale le destre dale sinistre. Et similmente le tre comuni settioni di questi cerchi, che sono (come fu detto) l'assi loro, ci mostrano gli sei cardinali punti del cielo, che sono i sei poli de essi cerchi nelle sei croci di loro periferie constituti; cioè il ponto altissimo, et il bassissimo, che sono i poli de l'horizonte, il ponto orientalissimo, et occidentalissimo, che sono i poli del meridiano, il ponto settentrionalissimo, et australissimo, che sono i poli del verticale. I nostri antipodi anchora comune un horizonte con noi, così un meridiano, et un verticale hanno. Ma di questi due, li semicircoli a noi manifesti sono a quelli occulti, et per contrario, gl'occulti a noi sono a loro manifesti. Il ponto a noi altissimo è a loro bassissimo, et per contrario, il bassissimo nostro è alloro altissimo. Il ponto a noi orientalissimo, è a quelli occidentalissimo e l'occidentalissimo nostro a loro orientalissimo. Ma il [C:52r] settentrionalissimo, et l'australissimo108 non mutano nome, con tutto che il polo a noi manifesto a quelli occulto, et l'occulto a noi a quelli manifesto sia.

[Anti.] Che dici, non vuoi tu chel settentrionalissimo ponto sia il polo del mondo arctico, et l'australissimo sia il polo anctarctico?

[Nico.] Sì bene a rispetto del'equinoctiale, et del retto horizzonte che passa per li poli del mondo, et ha l'equinoctiale invece di verticale cerchio. Ma noi perché non havemo gli poli del mondo nell'horizonte, nel quale questi quattro cardinali ponti si disegnano, diciamo che la septentrional sectione del meridiano con l'horizonte è nostro punto septentrionalissimo, et la opposita sectione l'australissimo. Perché in ogni luoco le communi sectioni, che fanno il verticale el meridiano con l'horizonte, che sono due recte linee che ad angoli retti nel piano del'horizonte si tagliano, le quattro plage del mondo dimostrano d'onde i quattro maestri venti Livante, Ponente, Tramontana et Mezzo Giorno soffiano. Cossì le dette rette partono l'horizontal109 periferia in quattro quadranti, deli quali ogn'uno poi per mezzo si divide, acciò due altre rette, per gli mezzi punti descritte, dimostrino l'altre quattro mezzani venti, cioè Greco tra livante, et tramontana, et Lebeccio suo opposito, Scirocco110 tra livante et mezzogiorno et Maestro suo opposito. Né contenti di questa divisione, partono ciascuno di questi otto archi in mità, in quarte, in ottave, come fanno i nocchieri nella carta di navi[C:52v]gare, dove, diviso un cerchio in sedeci111 parti equali, per gli punti delle divisioni, et per lo centro, tirano per tutta la carta rette linee, di modo che per lo centro passano otto linee, et per ciascun dei punti divedenti sedeci linee, et così quelle sedeci, et questi trentadue venti dimostrano. Et come questi medesimi fanno nel bossolo, nel quale una stella mobile, per vertute dela calamita, con trentadue raggi tanti medesmo venti, come fosse animata, dimostra.

[Anti.] Questa è la positione volgare dei venti, io vorrei, come gl'antichi, et gl'eruditi quelli descrivono, udire.

[Nico.] Et vi sono anchor homini dottissimi, che questa medesima distintione fanno. Ma tu credi che il numero dei venti terminato sia? Non è così: gli venti sono infiniti, perciò che da ogni punto dell'horizontal circumferentia ne può soffiare uno, onde ogn'uno può et quattro solamente cardinal venti fare, et a quelli quanti ne vuole interporre. Aristotile, Homero, Virgilio, Ovidio, et altri quattro venti pongono. Cioè Solano, che dal nascente Sole soffia, et grecamente Euro, quasi alphapiomicron tauepsilonsigma epsilonomega roepsilonomicronnutaualpha, cioè dal'orto fluente, et altrimente alphapiepsilonlambdaiotaomegatauepsilonnu, alphapiomicron tauepsilonupsilon epsilonlambdaiotaomicronupsilon, cioè dal Sole si chiama. Poi Favonio contrario a questo, detto perché fove, et in greco zetaepsilonphiupsilonroomicronnu, alphapiomicron tauomicroniota zetaomegaepsilonnu phiepsilonroepsiloniotanu, cioè dal portare vita si chiama. Settentrione, dale sette112 principal stelle del'ursa magiore, o minore, detto, et dai greci detto alphapialpharokappatauiotaalphasigma, perché da l'arcto cioè dal'orsa viene, et altra[C:53r]mente betaomicronroepsilonalphasigma, alphapiomicron tauepsilonsigma betaomicronepsilonsigma, cioè da voce procellosa. Ultimamente a questo opposito Austro, detto dal'alito113 de l'acque et humidità, et in greco nuomicrontauomicronsigma, alphapiomicron tauepsilonsigma nuomicrontauiotadeltaomicronsigma, che humore significa, et lambdaiotapi, perché da la Libia soffia. Andronico Cyrrheste, per relatione di Vitruvio114, ai detti quattro altri quattro mezano interposse, et fece otto venti. Al Solano et Settentrione interpose Aquilone, dal vehemente volar del'aquila detto, come dice Festo. Opposito a questo [a questo115] pose l'africo, detto <da116> l'Africa, d'onde soffia, o vero quasi aprico. Tral Solano et Austro puose Euro. Et a questo da fronte Cauro, dal verbo csialphapsiroomicronomicron, che desicco significa. Onde in Athene fabricò una torre marmorea, con otto lati voltati ciascuno al suo vento et sculpti del'imagine, et nome di quello. Sopra il pinnacolo de la torre puose un ereo tritone117 volubile, che sempre al soffiante vento volto, quello con una verga indicava. Come nella sommità di questo campanile, quel deaurato angelo118, con la mano, sempre il soffiante vento ci dimostra. A Vitruvio piacque ad ogn'un degli otto venti antedetti, circonporre due altri et cossì fece ventiquattro venti. Al Solano da destra et sinistra circonpuose Carba, detto da kappaalphaupsilonroomicronomega, cioè perturbo, et betaomicronepsilon, cioè voce, et le Ornithie119 dette da iotaronuepsilonsigma, iotathetaomicronsigma, che vol dire uccello, perché in certi tempi del'anno volano con tal venti certi uccelli. A Favonio circuompuose Argeste, che vuol dire bianco et procelloso, [C:53v] e le120 Etesie, dette da epsilontauomicronsigma, che significa anno121, perché in certi tempi del'anno soffiano. A Settentrione circompuose Thrascia, detto da thetaroalphaupsilonomega, che significa frango, <e da sigmakappaiotaalpha che significa ombra122> et Gallico, che dal luogo se deriva. Ad Austro circompuose Leuconoto123, cioè bianco noto, et Altano, perché d'alto cioè dal mare viene. Ad Aquilone circompuose Superno et Borea. Ad Africo Libanoto, et Subvespero. Ad Euro Caecia124, detto dagli mali humori, et Vulturno, dal Vultureo volato125. A Cauro il Circio, detto da Vertigine secondo Nonio. Et Coro nome dedutto da esso Cauro. I qual vocaboli dalle proprietà loro sortiscono.

[Anti.] Ben starriano tal vocaboli, quando le proprietà, d'onde si derivano, perpetue a i venti fossero. Ma dele proprietà molte si mutano secondo il sito degli habitanti, onde siegue che i nomi con le nature mutare anchor si debiano. I venti settentrionali sono a noi freddi, perché dala fredda zona soffiano; gli australi caldi, perché dala torrida vengono. Di questo il contrario fia a quelli che oltra la torrida sono126, perché i venti settentrionali a loro per la torrida passano, et però ad essi caldi sono, et freddi gli australi perché da l'altra fredda zona ivi calano. Et perciò di qual127 complessione sono a noi gli settentrionali, di tale128 a quelli sono l'australi venti, et per contrario, ciò che a noi fanno gl'australi, a quelli fanno i settentrionali venti. Onde così anchora le appel[C:54r]lationi di quelli (se dalle complessioni derivano) mutare si denno. Et solamente i venti orientali, et occidentali, dovunque siamo, d'una medesima qualità si trovano.

[Nico.] Tu parli con ingegno129, et con raggione, et niuno che intenda la natura, et sito delle cinque zone, a quel che tu hai detto, potrà mai contradire. Anzi io ti dirrò un altra varietà che tu lasciasti: perché a quelli che sotto l'equinoctiale habitano, gli venti settentrionali et australi d'una medesima qualitate sono, perciò che da simili zone soffiano, et alquanto più fresche di l'horientali, et occidentali, i quali non altronde, che dala torrida, et per la torrida fiatano. Ancora a quello che sotto qual voi polo sta (s'alcun vi fosse), tutti i venti sono d'una medesima natura et per niuna differentia di positione distinti. Et perché ivi non è livante né ponente; et il polo sopra il capo li sta per zenit d'onde non soffia vento alcuno, et l'altro polo sotto i piedi, però ivi non è ragione alcuna, perché questo vento un nome, et quello un altro haver debia. Conciosiaché l'appellatione dei venti tutta quasi dai detti quattro cardini dipende.

[Anti.] Dunque questo luogo sotto il polo non ci darrà fastidio in trovar nelli venti diversità di nomi.

[Nico.] Niuno.

[Anti.] Orsù lasciam stare questo luogo. Che farremo nella zona torrida, et nell'altra temperata, dove, con le mutate qualità, [C:54v] mutar conviene i nomi?

[Nico.] Troppo hariamo da fare, se per l'altra zona temperata cangiare, et per la torrida innovare ai venti i nomi ci bisognasse.

[Anti.] Bisognerà in ogni modo in alcuni vocabuli. Noi, per essempio, chiamamo gl'australi venti meridionali, perciò che da quella parte fiatano d'onde il Sole nel mezzo dì ci guarda. Ma il Sole, nel mezodì dalla settentrional parte, guarda quelli che dal'altra zona temperata sono. Dunque quei tali li settentrionali venti meridionali chiameranno. Anchora noi chiamamo Libyco uno degli austral venti, peroché a noi dala Lybia viene che ci sta per austro. Ma la Libya agli Egyptij130 sta per ponente; dunque quei d'Egypto il ponente vento, Libyco chiameranno. Questo medesimo nome i Mauritani al'oriental vento dovranno, perché la Libya verso livante guardano. Non altramente si può dire di qualunque nome di vento da regione131 dedutto.

[Nico.] Qui non si può per verun modo contradire, peroché il nome che ha rispetto al sito, mutato il sito, non resta.

[Anti.] Per questo io pensava livare ai venti questi nomi respettivi, et farli tutti absoluti, et chiamar i venti che di verso questo polo vengono, arctici, et anctartici quei, che da verso l'altro polo fiatano, i quali nomi non hanno rispetto a particular sito alcuno, et però mutabili non sono. <E132> chiamare i venti, che dal nascente [C:55r] Sole soffiano orientali, et occidentali quei da fronte.

[Nico.] Così fuora conveniente, perché i poli a tutti sono unimedesimi. Et anchor che oriente et occidente secondo il sito sia vario, pure così se varia il vento indi cognominato. Et se potriano anchor i venti settentrionali destri, et l'oppositi sinestri chiamarsi, perché quei dala133 destra, et questi dala sinistra del nascente Sole soffiano.

[Anti.] Similmente gl'orientali anteriori, et gl'occidentali posteriori se potrian chiamare; come quelli dala faccia del veniente, et questi dale spalle del descendente Sole vengano.

[Nico.] Miglior forse sarria chiamar quelli primi, perché col moto primo, et questi secondi, perché col secondo moto del cielo quasi voltando corrono.

[Anti.] Hor assai dei venti habiam parlato. Il martello dell'orogio tre volte ha sonato, et però sono più che due hore passate, bisogna tosto venire a quel che resta.

[Nico.] Io ti volea far mentione de alcun altre specie134 de' venti, come di quei che i greci chiamano alphapiomicrongammaalphaiotaomicroniota, peroché dall'humida terra nascono; et di quei che epsilonkappakappaomicronlambdapiiotaalphaiota, peroché dali golfi del mare spuntano135, et di quei che epsilonkappanuepsilonphiiotaalphaiota, peroché dale nebie calano,come Aristotile scrive.

[Anti.] Troppo divertiressi dal propriato. Et più ci conveneria dar modo, come nel piano del'horizonte la meridiana linea si descrive. Accioché, ovunque siamo, conoscere possiamo verso qual136 parte sia Tramontana et l'altre plaghe.

[Nico.] Bona cosa ricordasti, et agli [C:55v] architettori necessaria, quando alcuno edificio verso alcun vento voleno137 drizzare. Adunca sopra il piano del'horizonte, come sopra ti138 dissi librato, descrive un cerchio, nel cui centro un stilo affige sì che al piano sia perpendiculare; il che tando fia, quando la sommità del stilo cogualmente139 dala periferia del cerchio d'ognintorno s'allontana. Et sia il stilo così alto140, che l'ombra sua meridiana intra il cerchio cagia. Fatto questo, osserva due ombre del stilo, una innanti, et l'altra poi di mezo giorno, et l'una et l'altra nella periferia del cerchio terminanti141; et nelli termini fa due punti. L'arco, agli punti introchiuso, parte per mezo, et il segno della divisione congiunge per una retta col centro del cerchio; però che tal retta sarrà la meridiana linea, la quale va142 da Tramontana ad Austro. Questa è la regola degli mathematici per trovar la meridiana linea. Vitruvio la mette nel primo, et Giovanne Regiomonte nel suo Kalendario. Hor se per lo centro del cerchio tu descrivi un'altra linea, che ad angoli retti seghi la meridiana, la descritta linea è quella che dal'equinoctial Oriente va verso Ponente. Così queste due rette mostrano i quattro cardinal venti, partendo143 il cerchio detto, et però l'horizonte, a lui concontrario, in quattro quadranti. A questi poi l'altri quattro venti mezani interporre, divisi pria [C:56r] i quadranti per mezo. In questo modo potranno gli fabri drizare gli loro edificij verso quel vento, che più commodo sarà, secondo la natura del luogo. Come li testudini degli templi verso livante, il che gli antichi molto servavano. <E144> le strate dele città, come Vitruvio comanda, così poste, che ver niuno degli otto venti guardino, accioché ogni vento, quanto farsi può, escludano.

[Anti.] Vano mi par questo documento145, perché una strata, per qual voi verso drizzata, sarrà percossa dal vento che a quel verso soffia; ché i venti, come tu dicesti, sono infiniti. E tando utile fora la dottrina di Vitruvio quando i venti più che otto non fussero.

[Nico.] Forse questi otto più frequenti fiatano.

[Anti.] Comunque sia, a me più piace, questo sito di Messina, le strate della quale sono crociate secondo i quattro cardini del mondo, di modo che quando il Sole viene al meridiano, scuopre tutta quasi la maestra rua, et le sue coalterne146. Quando all'arctical cerchio arriva nelli iorni estivi, illustra le traverse vie, che ale porte dela marina scendono, perché, come la faccia delle mura dela maggior strata, et sue coalterne147 nel meridiano, così quella dele traverse nel vertical piano giace.

[Nico.] Et chi sa se le città poste altramente sono più salubri. <Onde148> Vitruvio riprende149 il sito di Mitilene, città di Lesbo, nella [C:56v] quale, percioché, come esso insegna, non <così150> fu posta, quando soffia l'austro gli huomini se ammalano, quando il coro tusseno, quando la tramontana non puonno, per lo gran freddo, stare per le piazze.

[Anti.] Io credo che questo per altra causa che per lo sito, accade, et Vitruvio volse più l'acume del suo ingegno, che altro mostrare. Ma è tempo che noi al'altre cose vengamo, troppo in questi diverticoli dimoramo.

[Nico.] Tutto questo è stato detto, per haver buona intelligenza di questi tre cerchi: horizonte, meridiano, et verticale.

[Anti.] Io ben ho inteso il sito di questi tre cerchi. Ma tu mi par che sopra non ben dichiarasti, che cosa sia segno; conciosiaché in molti modi si suol pigliare, et ora è lineare, ora superficiale, ora corporeo.

[Nico.] Il zodiaco (come di sopra udisti) ora lineare periferia, che ecliptica si suol chiamare, ora fascia, sei gradi dal'una et sei dal'altra uscendo, esser se dice.

Onde, menando per gli poli di quello sei cerchi che per li principij delli duodeci segni, come sopra fu detto, distinti passino, così la ecliptica, come la detta fascia, come anchor tutta la celeste fascia, in duodeci parti fia divisa. Et però così una dele parti dela ecliptica, come ogn'una dele parti della fascia, come anchor ogn'una delle parti di tutta la fascia <celeste151> si può segno chiamare. Così per lo modo primo segno sarà una periferia, per lo secondo una [C:57r] superficie152 sperica quadralatera, per lo terzo una superficie153 sperica, chiusa tra due semicircoli maggiori. Secondo il primo modo154, solamente le stelle che nella ecliptica si trovano, si dicono esser nelli segni. Secondo l'altro, quelle anchor, che nella fascia sono chiuse. Secondo l'ultimo, tutte imaginando pure che tal superficie155 vada per le stelle fisse. Tira poi duodeci recte dalli punti, dove i sei cerchi secano l'ecliptica, fin al centro della ecliptica. Or queste rette partiranno il circular piano dela ecliptica in duodeci sectori, deli quali ogn'uno si può chiamar segno nel quarto modo. Tira poi quattro rette dala quadralatera faccia di qual voi segno, detto nel secondo modo, fin al centro de la terra, et imagina una quadralatera pyramide, che per base156 habia la detta quadralatera faccia, et il vertice nel centro del mondo; et questa pyramide si può dir segno nel quinto modo. Et perchè i predetti sei cerchi, per gli poli del zodiaco menati, partono iusta la mundana machina in duodeci parti, come un milone in duodeci sectori157 dal piè alla corina tagliato, ogn'una di tal parti sarà segno nel sesto modo. Così, per lo quarto modo, ogni pianeta che nel piano del'ecliptica sia, si dice essere in segni; per lo quinto, quei pianeti anchor che fuor dela ecliptica sono; perché sempre quasi intra quelle [C:57v] quadralatere pyramidi si trovano; per lo sesto, ognicosa del mondo sarà in alcun segno, ovunque sia.

[Anti.] Io, altra volta udendo i principij della spera, ho inteso la diffinition del segno in quattro di questi modi, che tu hai detto.

[Nico.] Io vi ho aggionto el quarto modo, perché mi parve che così convenesse.

[Anti.] Anzi fu necessario, perché la prima distintione dala ecliptica cominciar devea.

[Nico.] Ma io te mostrerò tutte queste divisioni, eccetta la prima, supervacue essere et ridicole. Il che tu per niente ti pensavi.

[Anti.] Come supervacue? Non vuoi tu che i pianeti et tutte cose nelli duodeci segni del zodiaco se ricevano?

[Nico.] Io pigliarò il segno nel primo solamente modo, lasciando tante sectioni. Et ogni stella, ogni pianeta, ogni <punto158> dovunque nel mondo sia, ridurrò a qualche segno nella periferia del zodiaco, di modo che in quel segno si dica essere.

[Anti.] Tu piglierai questa propositione, in per scambio di quest'altra sotto. Come per essempio, se il Sole in Ariete se dica essere, sotto Ariete star s'intenda.

[Nico.] Io non farrò niente così. Ascolta, tu dei prima sapere (come non una volta t'ho detto) che la periferia del zodiaco et de159 ogn'altro cerchio se imagina esser descritta nella concava superficie160 del primo mobile, come quella, che sopra tutti i secondarij moti prima c'occorre, et però in se di quelli a noi dimostra senz'altra passione gli [C:58r] decorsi spatij.

[Anti.] Tu puoi bene le periferie del zodiaco, equinoctiale, et suoi paralleli, et dei coluri, nella detta concava superficie161 imaginare, perché questi cerchi, col cielo, fissi sopra l'asse del diurno moto voltano. Ma l'horizonte, il meridiano, il verticale, che secondo il sito del luogo, sono immobili, come si potranno nella superficie162 del mobile cielo imaginare?

[Nico.] Con tutto che si mova il cielo, chi vieta imaginar fermo l'horizonte, il meridiano el verticale?

[Anti.] Niente. Ma pure congruo saria, che i cerchi fermi, in qualche ferma superficie descritti s'imaginassero. Per questo io pensava, se a te paresse, che il zodiaco, l'equinoctiale, et gl'altri cerchi mobili, descritti s'intendessero nella convessa superficie163 del primo mobile, come quella che è termino, et clausura di tutto il mondo. Et l'horizonte, il meridiano, et tutti cerchi fermi, designati fossero in quella concava superficie164 ferma, nella quale esso mondo collocato, et circonscritto volta. Così le ferme periferie nella ferma165 si starriano, et le mobili con la mobile sperica superficie166 volteriano. Sì come, nel materiale instrumento, la solida spera col zodiaco, equinoctiale, et altri cerchi in essa descritti attorno, sopra l'asse gira tra due ferme armille, che l'horizonte, et il meridiano ripresentano.

[Nico.] O nel concavo, o nel convexo, del mobile primo descritte siano le periferie dette, poco importa. Ma, considerando che noi siamo inchiusi [C:58v] dentro il cielo et di quello la concava superficie167 vedemo, conviene ogni cerchio in quella intendere. Et per contrario, perché fuor del material instrumento siamo, è necessario che sopra la convessa faccia di quello gli cerchi intendiamo et descriviamo.

[Anti.] Questa è buona ragione.

[Nico.] Et agionge l'autorità del nostro Giovanne del Monte Regio, il quale vuole che, nel concavo del primo mobile, ogni cerchio, et ogni luogo di stella s'immagini.

[Anti.] Sta bene. Or puoi tornare a quel che dir cominciasti.

[Nico.] Io imagino adunca chel zodiaco sia un cerchio, secondo la diffinitione di sopra detta, del quale la periferia nel concavo del primo mobile descritta in segni, gradi, et altre divisioni (come sopra fu detto) partita sia.

Et perché tal cerchio è descritto dal'annuo moto del Sole, io imagino una retta linea dal centro del solare deferente per lo centro del corpo del Sole indefinita168, che con lo Sole verso livante in un anno, una revolutione faccia. Or questa linea, secando la concava superficie169 del primo mobile, ivi la periferia del zodiaco descrive. O vero, extendendo la piana faccia del solare deferente finché seghi la detta concava del primo mobile, la comune sectione sarrà la detta periferia del zodiaco, al quale ogni luogo di qual voi stella si redurrà.

[Anti.] Dunque in questo medesimo modo il deferente dela Luna et d'ogn'altro pianeta se potrà ridurre [C:59r] al concavo del primo mobile.

[Nico.] Non è dubio. Ma la recta linea dal centro del deferente procede170 per lo centro di l'epiciclo, come anchor procederia nel Sole supponendo lui havere concentrico171 et epiciclo. Ancora l'equinoctiale, et suoi paralleli; i coluri, l'horizonte et meridiano, secondo le diffinitioni loro, nel detto concavo descritti s'intendano, et in le sue divisioni ogn'un diviso, et con li loro poli. E pure ogni cerchio maggiore, o minore, nela concava del primo mobile descritto, si può imaginare nella faccia di qual vuoi spera, o celeste, o elementare, al mondo concentrica172. Per causa d'essempio, la commune sectione del piano de l'equinoctiale con la faccia dela terra, la quale sectione, supponendo che la terra sia perfettamente sperica, è cerchio,per la prima del primo di Theodosio, si chiama equinoctiale, et cossì de ogn'altro cerchio magiore, perché ogni cerchio maggiore passa per lo centro universale. Ma per li cerchi minori come, per causa d'essempio, per lo tropico, imagina un cono la cui base sia esso tropico nel primo mobile, et il vertice nel centro del mondo, et dove la conica superficie di tal cono seca la faccia dela terra, quella dico comune sectione, si chiama tropico. E così d'ogni cerchio minore. Et per dirla più breve, imagina una recta linea dal centro dela terra ala periferia di qual voi cerchio, o maggiore, o minore, nel primo [C:59v] mobile. Or questa linea, stando l'una extremità fissa nel centro, et rotando con l'altra nella periferia del cerchio, descriverà nella faccia della terra, o de qual vuoi spera al mondo concentrica, un cerchio simile a quello del primo mobile, cioè o maggiore, o similmente proportionato al magiore. Et così anchor ogni periferia descritta nel primo mobile si può, con la sua similitudine, et proportione, ridurre a qual173 voi inferiore spera. Et tutto questo dal'ultima del sesto degli Elementi si può extrahere, con aiuto delli Sperici di Theodosio.

[Anti.] Et già l'hora174 è hormai passata, perchè quattro volte, mentre parlamo, ha sonato l'horologio. Io vo', poi prandio, si puotrà compire quel che resta. Io tornerò qui.

[Nico.] Io ancora mi ne vo' dritto in casa et poi sarrò in qua. Vale.

[Anti.] Et sei ancor sano. --------

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