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Cosmographia Libro secondo Parte 4
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[Anti.] Ma perché gli247 astronomi cominciaro il iorno dal meridiano?

[Nico.] Perché s'havessero cominciato dal'orto del Sole, la detta differentia de iorni fora tanto varia, quanto sono varie l'ascensioni degli horizonti. S'havessero cominciato dal'occaso, similmente la detta differentia secondo le descensioni fora mutabile. Il che darria gran fastidio. Onde cominciaro dal meridiano, accioché tal varietà ad ogni horizonte fusse una, cioè secondo la corrispondenza dele rette ascensioni, che già ogni meridiano è recto horizonte; et così per una via ad ogni horizonte, si satisfà, il che fu commodo grande. Così gli Umbri, come scrive Macrobio, cominciano il giorno da mezzodì. Ma248 li Romani da meza notte. Ma gli Babilonij dal nascimento del Sole. Gli Ebrei, et gli Greci dal'occaso, et questo perchè nell'occaso cominciano vedere la nova Luna, secondo la quale pigliano principio, et distintione degli mesi.

[Anti.] [C:72v] Tu hai detto assai cose del iorno. Et fuora bono, se altro non ti resta, dire alcuna cosa di l'hore, et dell'altre divisioni del iorno.

[Nico.] Anzi io voglio con brevità qui repetere tutte le distintioni del tempo, accioché tu meglio intendi quel che dimandi. Et per cominciare dalla diffinitione, secondo Platone, il tempo è una effigie mobile di l'evo, o vero intervallo del mondano moto. Secondo Aristotile, è mesura del moto. Secondo Pythagora, è tutto il moto della circondante sphera. Secondo Eratostene249 et Speusippo, è la dimensione del solare camino. Marco Varrone del tempo così scrive: Tempus esse250 dicunt intervallum mundi, et motus. Id divisum in partes aliquot maxime251 a Solis, et Lunae cursu. Itaque ab eorum tenore temperato tempus dictum. Et benché Tullio252 dica ch'è cosa difficile diffinire il tempo; niente di meno non sarremo tanto goffi d'ingegno, che non conprendiamo dalle dette diffinitioni il tempo essere una zerta distensione et dimora, secondo avante et poi, et un continuo fluxo, del quale il presente sempre è uno instante, et un momento indivisibile. Anno, come si lege nelli Saturnali di Macrobio, è detto, secondo Ateio Capitone, dalla propositione am, che significa circa, perché non è altro che un circuito che in se stesso riggira. Onde annulo, per diminutione, è una fibula circulare. Et benché il tempo della rivolutione perfetta d'ogni moto, d'ogni pianeta si possa dire anno, niente di manco, per una peculiare eccellentia, anno si intende quel spatio di tempo, nel quale [C:73r] il Sole, partito da un zerto punto del zodiaco, torna a quel medesimo punto. Et contiene, secondo Ptolemeo, 365 giorni et un quadrante, meno 1/300 di iorno; et, secondo Albategnio, meno 1/106 di iorno; e, secondo Alfonso, meno 1/134 di iorno. Questo si chiama anno solare, anno magno253, anno vertente, anno civile, secondo Macrobio. Et, come esso dice, dagli Phenici si depingea in forma d'un serpente, che, in se stesso rivoluto, la coda si mordesse. Onde Servio pensa, per questa causa, l'anno essere chiamato dagli Greci epsilonnuiotaalphaupsilontauomicronsigma. Et a questo vocabulo havere havuto respetto Virgilio in quello verso: Atque in se sua per vestigia volvitur annus. Questo si parte in quattro stagioni: primavera, calida et humida, estate, calida et secca, autunno, frigido et secco, bruma, frigida et humida. Primavera comincia intrando il Sole nel punto del verno equinoctio; estate nel punto del estivo solsticio; autunno nel punto del'autunnale equinoctio; bruma nel punto del brumal solsticio. Ma Campano, nel suo Computo, vole che i detti quattro punti siano non principij, ma mezzi delle quattro staggioni; cioè chel punto altissimo del zodiaco, quando il ragio solare è potentissimo, sia medio de l'estate; il punto bassissimo, quando il ragio del Sole è debilissimo, sia medio dela bruma; i punti mezzani, quando il ragio ha mediocre forza, siano i medij dele due temperate stagioni. Cioè il punto verno, medio de la primavera; et l'altro [C:73v] de l'autunno254. Onde in tal modo li principij delle stagioni fiano quattro altri punti medij tra li 4 preditti, di modo che il quadrante altissimo del zodiaco sarà dell'estate, il bassissimo del verno, gli medij della primavera et autunno; acciò la forza delli raggi del Sole corrisponda alle qualità delle staggioni. Anno magno, secondo Platone, è quel spatio di tempo, nel quale tutte le stelle, da un medesimo punto partite, a quel medesimo tornano. Questo da Macrobio è detto anno mundano, et tando compirsi, quando tutte le stelle alli lochi255 dove foro nel principio del mondo tornaranno; et dice che comprende quindeci migliaia256 de anni. Il che è manifestissimo errore. Seculo è spatio di cento anni, detto, secondo Varrone, dal sene, perché è l'estremo termine257 della senectute. Lustro è spatio di 5 anni, detto da luo, cioè pago, perché ogni cinque anni si pagavano le tribute, come scrive il detto. Questo spatio258 dalli Greci, è detto olimpiade, dagli ludi di Giove olimpico259, che in Elide ogni cinque260 anni si faceano, da Hercole primo instituti, come scrive Diodoro. Il mese si piglia in quattro modi. Primo è uno delle duodeci parti dell'anno, ordinato da Cesare, delli quali alcuni hanno trenta, alcuni trent'uno dì, eccepto Februario che ne ha vent'otto, et quando è l'anno bissextile ventinovi. Perché, per quel quadrante <di iorno261> che ha l'anno oltre [C:74r] l'interi <365262> iorni, bisogna263, ogni quattro anni, giongere un iorno al'anno, et allora264 si chiama anno bisextile. Per lo secondo modo, il mese è quel spatio di tempo nel quale il Sole passa un segno, et contiene trenta iorni, et quasi hore dieci. Per il terzo modo, mese è quel spatio di tempo, nel quale la Luna, partita dal Sole, ad esso ritorna, e contiene 29 iorna e mezzo, et quasi 3/4 di hora. Et però, secondo M. Varrone, è detto mese da muepsilonnuepsilonsigma, che significa Luna. Per lo quarto modo, mese è tanto spatio di tempo in quanto la Luna, da un punto del zodiaco partita, a quel ritorna, e comprende giorni 27 et circa otto hore. Ma questo si potrà dire anno lunare, più che265 mese. La settimana, o vero hebdomada,266 è detta dal settenario numero degli iorni, ordinati, et denominati dagli pianeti, che per tutte l'hore, secondo l'ordine dele sphere distributi, alle prime hore d'essi iorni cagiono. Il dì è detto da dios, [dios267] cioè Iove suo rettore, secondo Festo. Il iorno naturale, o civile, si parte in ventiquattro hore, dette da Horo, cioè Apolline, secondo Macrobio. Onde un hora sarà tanto spatio di tempo, in quanto ascendono quindeci gradi di l'equinoctiale, et però sempre si chiama hora equinoctiale, o vero equale.

[Anti.] Ma perché l'hore del iuorno fuoro ventiquattro? Io non credo che qui manchi ragione.

[Nico.] Perché in tal268 modo sì il iuorno, come la notte (quando sono equali) viene [C:74v] ad essere distinta in duodeci parti, al quale numero io non assignerò altre raggioni, che quelle, che al numero deli segni adussi. L'hora dunque si parte in sessanta minucie prime; una minucia in sessanta seconde, et cossì appresso. Ma Alfonso, nelle sue tavole, divise il tempo altramente; chiama il iorno naturale primo; sessanta primi fanno un secondo; 60 secondi un tertio; sessanta tertij un quarto; il quale viene ad essere 608 anni et 228 iorni. Et similmente parte il primo, cioè il iorno in sessanta minutie prime, et una di queste in sessanta seconde et così di continuo.

[Anti.] Perché piacque ad Alfonso tal divisione?

[Nico.] Per la facilità del calculo. Perché, rispondendo la divisione del tempo ala divisione del cerchio, in tal modo sapendo, per essempio, chel Sole per un secondo si move un segno phisico, subito si sa che in un primo si move un grado, et in una minutia si move una minutia di grado. Et cossì degli altri moti. Hora temporale269, o vero inequale, diurna è la duodecima parte di l'arco diurno, et la nocturna del nocturno. Onde però si chiamano inequali, perché sono tra loro differenti di grandezza, come l'archi diurni et nocturni; et temporali270, perché secondo il tempo crescono, et decrescono. Queste sono l'hore che l'antichi usavano, et per le quali il dominio delli pianeti distribuevano secondo l'ordine dele loro sphere. Onde nella prima hora del iorno [C:75r] del Sabato regna Saturno, nella 2a Giove, nella terza Marte, et cossì per ordine fin alla Luna, et poi tornando a Saturno finché, nell'hora vigesimaquinta, ch'è la prima dela Dominica, regna il Sole. Nella 49a, che è la prima del Lunedì, regna la Luna; nella 73a, ch'è la prima del Martedì, regna Marte; nella 97a, che è la prima del Mercordì, regna Mercurio; nella 121a, ch'è la prima del Iovedì, regna Iove; nella 145a, che è la prima del Vernardì, regna Venere; nella 169a, ch'è la prima del Sabbato, torna il dominio a Saturno; et cossì in infinito. Onde è manifesto perché li dì della Simana siano dagli pianeti, in tal ordine posti, denominati.

[Anti.] Molte cose hai detto del tempo, et sue divisioni. Ma l'hora ne admonisce passare all'altre cose.

[Nico.] Io verrò ale longitudini et latitudini271, et a quel che ai diversi siti della terra appartiene. Longitudine de alcuna città, o luoco nella faccia dela terra, è l'arco d'equinoctiale computato dall'occidental termino fin al meridiano de tal loco. O vero l'arco del parallelo di tal luogo, tra quei medesimi termini chiuso, che già al detto arco d'equinoctiale fia simile, per la 14a del secondo di Teodosio. Latitudine de alcuna città, o luogo, è l'arco del meridiano di tal luogo, inchiuso tra l'equinoctiale et il vertice del luogo; et tal arco sempre fia equale a l'altitudine del polo sopra l'horizonte di tal luogo. Le quali circonferentie, sì de cerchi magiori come minori, [C:75v] sì come nel concavo del primo mobile tra li vertice dei luoghi, così nella faccia della terra si ponno descrivere. Et saranno simile a quelle, cioè havranno una proportione ogn'una al suo cerchio, et questo nei cerchi maggiori si cava dall'ultima del sesto d'Euclide, et nelle paralleli minori dala 3 5a272 delli Conici Elementi, come sopra fu detto.

[Anti.] Ma quale è quel termino d'occidentale, d'onde tu computi273 le longitudini dei luoghi?

[Nico.] E' un meridiano che passa per le occidentali extremità del'Isole Fortunate, di modo che il mezo d'ogn'una di dette Isole ha un grado di longitudine verso livante dal detto meridiano.

[Anti.] Hor non si potea tal termino locare altrove, cioè più verso ponente, o più verso livante?

[Nico.] Si poteva. Ma Ptolemeo elesse quel termino, come l'extremo di l'occidentale habitatione sì de l'Africa come di l'Europa. Et quindi computa ogni longitudine nelli suoi Numeri verso da livante.

[Anti.] Perché non computava da livante ver ponente, secondo va il primo moto? Seguitò forse l'ordine dei segni et del moto secundario?

[Nico.] Quanto a questo, Ptolemeo elesse il più commodo et facile modo, perché, come esso nel principio del secondo della sua Geographia dice, agl'occhi di quel che descrive il mondo, o che tratta la sphera, le settentrionali parti sono più alti, et le orientali da man dextra. E però noi diciamo le parti septentrionali essere [C:76r] superiore, et infere le meridionali. Onde Virgilio, parlando del'274 Italia: An Mare, quod supra275 memorem, an quod alluit276 infra. Intendendo per quello l'adriatico, et per questo il thireno mare. Onde seguendo l'ordine del scrivere, bisogna primo descrivere l'occidentali parti, et però quindi anchor cominciare a computare le longitudini. Et se tu ben consideri ancora a tal verso si277 computano l'ascensioni, e descensioni nell'equinoctiale. Oltra questo, vedi quanto fu congruo cominciare dagli termini di Europa et Africa, et da Calpe et Abila, antiquamente et colunne d'Ercole.

[Anti.] Se, come tu dici, nel computare le longitudini seguitò Ptolemeo l'ordine del scrivere, dovea nel computare le latitudini seguire quel medesimo ordine, et cominciare a computare le latitudini dal polo settentrionale.

[Nico.] Quanto a questo fatto, ritenne278 tutto il respetto all'equinoctiale, dal quale ogni latitudine se comincia a computare, così verso questo, come verso quello polo, et dale parti settentrionali, o australi, sono cognominate. In tal modo quei luoghi che sotto l'equinoctiale giacino, niente hanno de latitudine. Ma quelli due punti che sotto li poli sono, hanno novanta gradi di latitudine. Due ch'hanno le longitudini equali, stanno sotto un medesimo meridiano. Due che hanno le latitudine equali verso una parte, sono in uno medesimo parallelo, et [e279] piepsilonroiotaomicroniotakappaomicroniota, cioè circohabitanti [C:76v] si chiamano. Due ch'hanno le latitudini equali et diversi, sono in due uguali paralleli, et sono, quinci et quindi, dal'equinoctiale equalmente rimoti, et alphanutauomicroniotakappaomicroniota, cioè contrabitanti si chiamano, come scrive Capella. Due c'hanno le longitudini differenti per semicirculo et le latitudini diverse et equali, sono oppositi per diametro, et si chiamano alphanutauiotapiomicrondeltaepsilonsigma, cioè de contrarij pedi, o vero alphanutauiotachithetaomicronnuepsilonsigma, cioè da contraria terra posti, anchor che Capella faccia tra questi dui vocabuli differentia. A quelli, adunca, che hanno il zenith nell'equinoctiale, il Sole due volte l'anno li passa per lo zenit, cioè al principio d'Ariete et de Libra, et, in quello instante, il stylo perpendiculare al280 loro horizonte non fa ombra. Ma quando il Sole dal'equinoctiale verso l'arctico polo <declina281>, l'ombra meridiana di quelli s'extende verso l'anctarctico; et per il contrario, quando il Sole verso l'anctarctico polo declina, l'ombra meridiana verso l'arctico s'avia. Onde segue282 che, essendo il Sole nel principio d'Ariete, o de Libra, per la potentia deli perpendiculari raggi, quelli habbiano estate. Et essendo il Sole nel principio sì di Cancro come di Capricorno, perché a283 loro tando bassissimo si trova, habbiano verno. Et cossì due estate nell'anno, et due verni convien ch'habino. Et perché l'ombre loro meridiane hor verso l'un polo, et hor verso l'altro si pongono, però alphamuphiiotasigmakappaiotaomicroniota, cioè di due ombre, si chiamano. Et anchor gli due equinoctij [C:77r] par che a284 loro siano due alti solstitij. Onde Lucano, parlando di tal sito, dice: Deprensum est hunc esse locum, quo circulus alti Solstitij medium signorum percutit orbem. A quelli ch'hanno il zenith tral'equinoctiale et il tropico, accade ancora il simile, perché il Sole due volte l'anno gli passa per lo zenit; cioè quando il Sole si trova in quei due punti del zodiaco, per li quali passa il parallelo descritto per lo zenit del luogo. Et in tal sito si trova l'Arabia. Onde Lucano, parlando degli Arabi venuti alle nostre habitationi, dove non vedeano l'ombra meridiana estiva andare verso l'austro, come in Arabia, dice: Ignotum vobis, Arabes, venistis in orbem, Umbras mirati nemorum non ire sinistras. A quelli ch'hanno il zenit nel tropico, il Sole una volta l'anno gli va per lo zenit, cioè quando il Sole si trova in esso tropico nel principio di Cancro, o Capricorno. Onde tando a loro l'ombra meridiana è nulla. Et in tal sito è Syene, città d'Egipto, nella quale un pozo profundissimo, per li philosophi construtto, tutto è dal Sole illuminato nell'instante del mezo dì solstitiale, come Plinio scrive. Et nel resto dell'anno l'ombra loro meridiana sempre verso il manifesto polo s'indrizza. A quelli che tral tropico et l'arctico cerchio habitano, quale è il sito nostro, il Sole mai al zenit gli perviene, et però l'ombra meridiana di quelli sempre tende verso l'apparente polo. [C:77v] A quelli, che nell'artico, o anctartico hanno il vertice, accade che i poli del zodiaco (come ti dissi), una volta il dì, si couniscono con l'horizonte; et il cerchio col cerchio. A quelli che habitano tra l'arctico, o anctarctico, et il polo, perché hanno nell'estate giorno continuo per alquanti dì, però tando il Sole fa tanti interi paralleli sopra l'horizonte, et l'ombra del stilo eretto sopra l'horizonte si porge voltando altrettanto285. Similmente a quei che sono sotto il polo, perché il Sole, quando è sopra l'horizonte gli volta d'ognintorno, il simile fa l'ombra. Et però piepsilonroiotasigmakappaiotaomicroniota,dal circuito, che fa l'ombra, si chiamano.

[Anti.] Chiaramente procede il tuo raggionare. Ma io vorria che tu dicessi alcuna cosa della longitudine del'ombra.

[Nico.] Noi habbiam parlato del'ombra che getta un stylo perpendicolare al'horizonte in essa faccia dell'horizonte. Or questa tale ombra, che retta si chiama, quando il Sole è alto 45 gradi, fia equale al suo stylo. Quando è alto men che 45 gradi, l'ombra è maggior chel stylo. Quando è alto più che 45 gradi, l'ombra è minor chel stylo. Et quanto ivi meno, et qui più di 45 gradi alto si trova, tanto ivi l'ombra maggiore, et qui minore fia del suo stylo. Onde quando il Sole è nell'horizonte, l'ombra detta fia infinita, et quando nel zenit si trova, l'ombra è nulla. Ma quello che fa un stylo perpendicolare alla faccia d'un mura eretta sopra l'horizonte, in essa faccia del mura volta verso il Sole, si chiama ombra versa, [C:78r] la quale, quando il Sole è alto 45 gradi, fia equale al suo stilo, come la retta. Et nell'altri luoghi è contraria alla retta, perché quando la retta è maggiore, la versa è minore del stylo, et quando quella è minore, questa maggiore. Quando quella è infinita, questa è nulla; quando quella è nulla, questa è infinita. Et l'ombra versa meridiana sarà quella, chel stylo, al piano del verticale cerchio, perpendiculare in esso piano getta. Quinci appare che sì l'ombra retta, come versa meridiana equinoctiale fia equale al suo stylo in quelle città che hanno 45 di latitudine, come Vineggia. Ma ne i luoghi di minor latitudine, l'ombra retta meridiana equinoctiale è minor chel stylo, et la versa maggiore. Et il contrario fia ne i luoghi c'hanno maggior latitudine. Ma de l'ombre assai parla Ptolemeo, nel secondo dela sua Grande Compositione, et anchor Vitruvio, et Palladio alcuna ne dicono.

[Anti.] Or io qui vorria sapere se, come il Sole rota circolarmente, così circolarmente nel suo piano si move l'extremità del'ombra, o recta, o versa.

[Nico.] Tu hai mosso un delicato dubio, o da nullo toccato. Sappi che quando il Sole è nello equinoctiale, l'extremità del'ombre, sì rette come verse, per tutto il giorno sono in una retta linea, sopra il piano dell'horizonte, o del vertical cerchio, descritta da livante ver ponente.

Quando il Sole è in altro parallelo, tando , se quel parallelo seca l'horizonte et il verticale, l'extremità dell'ombra retta nel piano dell'horizonte, e [C:78v] l'extremità dell'ombra versa nel piano del verticale, descrive la periferia d'una hyperbola.

Ma se il detto parallelo continge l'horizonte, o il verticale, tando l'extremità dell'ombra, nel piano dell'horizonte, o verticale, descrive la periferia d'una parabola. Et se il detto parallelo non seca né continge l'horizonte, o il verticale, né ancora è ad esso equidistante, tando l'extremità dell'ombra nel piano d'esso horizonte, o verticale, descrive la periferia d'una elipse. Ma se il parallelo fosse ad esso cerchio equidistante, tando l'extremità dell'ombra nel piano dell'horizonte, o verticale, descriveria la periferia d'un cerchio.

[Anti.] Io non so di qual forma sia questa hyperbole, né questa parabola, né anchor questa elipse, che tu dicesti.

[Nico.] Queste sono zerte sextioni del cono in certi modi tagliato, secondo Apollonio Pergeo286 insegna nelli suoi Conici. La qual speculatione, perché qui fora troppo longa ad explicarla et difficile, lasciarò di banda, et altrove se trattirà. E, tornando dove lasciai, dico che gli Perieci hanno insieme una quantità di iorno, una altitudine meridiana, una descentione, un estate, un verno, et due stelle, che ad uno di loro insieme nascono, et all'altro insieme nascono, e cossì del colcare. Et questo perché hanno un medesimo polo extante, et una287 latitudine. Gli Anteci hanno anchora tal similitudine, ma non insieme. Anzi quando l'uno ha il iorno [C:79r] massimo, et estate, et il Sole altissimo, l'altro ha la notte massima, et verno, et il Sole bassissimo, quando a l'uno è verno al'altro è autunnale equinoctio. Et quanta è al'uno l'ascensione d'un segno, tanta è all'altro l'ascensione del segno opposito. Et così della descensione, et quanto è all'uno l'ascensione d'un segno, tanta è di quel medesimo la descensione all'altro. Et due stelle, che al'uno si levano insieme, all'altro insieme si colcano, et questo perché il polo che al'uno è manifesto, all'altro è occulto con equali altitudini. Gli Antipodi, o vero Antictoni, hanno tutte queste comparationi come gli Anteci, et oltra ciò, quando il Sole, o stella, al'uno si leva, al'altro si colca, quando al'uno è mezo dì, all'altro meza notte. Ancora il Sole, et ogni stella, tanto nasce prima a quel che degli Perieci è più orientale, quanta è la differentia dele loro longitudini, et cossì del colcare e del mediare il cielo. Il che si dimostra per la 21a del secondo di Theodosio. Ma quanto al mediare del cielo, generalmente ad ogni luogo più288 orientale d'un'altro, il Sole, et ogni stella, tanto media prima il Cielo, quanta è la differentia delle longitudini dei luoghi. Per causa d'essempio, la longitudine di Toleto, città di Spagna, secondo le numeri di Ptolemeo, è gradi 10289, et la longitudine di Messina è gradi 39 1/2290. Onde Messina è più orientale di Toleto gradi 29 1/2, che sono poco men che due hore di tempo, perché [C:79v] come sopra ti291 dissi, il primo moto fa 15 gradi per hora. Addunca il Sole pervene primo al meridiano di Messina che a quel di Tholeto per due quasi hore. Et quinci siegue che, quando noi sappiamo l'instante d'una coniunctione per l'ore numerate dal meridiano d'una città occidentale, et vogliamo sapere in quello medesimo instante quante hore siano scorse dal meridiano d'una città orientale, debbiamo al'hore della città occidentale aggiongere l'interstitio delli meridiani. Onde se, per causa d'essempio, l'instante d'una coniuntione in Toleto fia 3 hore poi mezo giorno, in quel instante medesimo in Messina saranno cinque hore poi mezo giorno. Ma dal'hore della città orientale debiamo sottrahere il detto intervallo, per haver l'hore della città occidentale in quel medesimo instante. Et nota che tal regola non procediria292, se noi cominciassimo il dì dall'horto, o dall'occaso, eccetto in quei che sono perioeci293. Onde acciò detta regola fusse generale in ogni due luoghi, si cominciò il iorno dal meridiano. Et però quei che sotto un semicirculo di meridiano giaceno, perché il Sole in uno instante al meridiano gli viene, hanno insieme un numero de hore numerate dal meridiano. In tal modo, cominciando il iorno dal meridiano, resulta gran commodità al calculo, perché ogni radice di moto, ogni Almanac294, o vero Diario, per qualunque città supputato, per l'aditione o subtractione di detto [C:80r] intervallo di meridiani si riduce a qual vuoi luogho. Come gli espositori delle tavole c'insegnano.

[Anti.] Fora, se a te paresse qui loco congruo, dire alcuna cosa degli climati.

[Nico.] Dicono communemente gl'autori gli climati essere sette, et pongono il mezzo del primo clima distante dall'equinoctiale per 16 gradi et mezo, et havere il dì massimo di hore 13. Il mezzo del secondo clima distante dall'equinoctiale gradi 23 1/2 1/3, et havere il dì massimo hore 13 1/2. Et cossì appresso, ad ogni clima, accrescono il dì massimo per mezza hora.

[Anti.] Perché non cominciaro il primo clima dal'equinoctiale?

[Nico.] Perché clima propriamente significa grado. Onde l'equinoctiale sta quasi per un pavimento, sopra il quale crescono tal gradi, et però non si può veramente chiamare clima.

[Anti.] Se il cremento del giorno massimo è mezzora di clima in clima, dovea il mezo del primo clima essere qui, dove il dì massimo è hore 12 1/2.

[Nico.] Quanto al cominciamento et fine degli detti 7 climati, hebbero rispetto, come scrive Alfragano, ale regioni cognite, culte, et habitate. Onde così come non processero più oltra del settimo clima, per gli paesi asperi et quasi inaccessibili per la freddura, benché Capella faccia otto climati, così, per simile causa lasciaro i luoghi vicini al'equinoctiale.

[Anti.] Ma per qual caggione elessero questo cremento di mezzora?

[Nico.] Ptolemeo chiarissimo, sì nell'Almagesto come nella Geographia, distingue gli paralleli degli circohabitanti, [C:80v] accrescendo il dì massimo, di parallelo in parallelo, per un quarto d'hora. Et però piacque che, di clima in clima, il dì massimo pigliasse cremento di 1/2 hora, acciò ogni clima havesse tre paralleli: l'uno nel principio, l'altro nel mezzo, l'ultimo nel fine, di modo che un medesimo parallelo fusse fine d'un clima et principio del sequente.

[Anti.] Tutto che gli climati, per tale intervallo distinti, et non più che sette, communemente si pongano, non però fia impedito chiunque volesse, tutte l'habitationi, di parallelo in parallelo, dall'equinoctiale fin al polo distinguere.

[Nico.] Anzi così far si deve, et cossì fa Ptolemeo prestantissimo.

[Anti.] Fora bono qui farne un breve discorso, per quanto il nostro ragionare cape.

[Nico.] L'equinoctiale ha di continuo sì il iorno come la notte di hore 12. Va per l'aurea Chersoneso, per l'interiore Ethiopia, per l'isola di Santo Thoma. Parallelo primo. Il primo parallelo ha il dì maximo hore 12 1/4, latitudine gradi 4 1/4, passa per la Taprobana, per lo golfo Perimulico. 2do. Il secondo ha il dì maximo hore 12 1/2, latitudine gradi 8 1/3 1/12, va per l'Ethiopia, per l'Indico Oceano, per lo golfo Sabarico. 3o. Il 3o ha il dì maximo hore 12 1/2 1/4. Latitudine gradi 12 1/2, va per la Canaria, per l'exito del golfo Arabico. 4o. Il 4o ha il dì maximo hore 13. Latitudine gradi 16 1/2, va per Meroe, per lo golfo Gangetico. 5o. Il 5o ha il dì maximo hore 13 1/4, latitudine gradi 20 1/4, va per le bocche de Indo fiume. [C:81r] 6o. Il 6o ha il dì maximo hore 13 1/2. Latitudine gradi 23 1/2 1/3, va per Syene, per l'Isola Zipangro295, per l'Isole Spagnola296, et Isabella, et questo è il Tropico di Cancro. 7o. Il 7o ha il dì massimo hore 13 1/2 1/4. Latitudine gradi 27 2/3,27 2/3297 va per Atlante, per il Sino Persico, per l'Isole Fortunate, secondo la descriptione degli moderni. 8o. L'8o ha il dì maximo hori 14. Latitudine gradi 30 1/3, va quasi per Alexandria, per Egypto, per le ripe d'Africa. 9o. Il Nono ha il dì maximo hore 14 1/4. Latitudine gradi 33 1/3, va per Damasco, et Candia298, per Lopadusa. 10o. Il decimo ha il dì maximo hore 14 1/2.299 Latitudine gradi 36 1/12, va per Rhodo, Cypro, Lilybeo300, per il freto d'Hercole. 11o. L'11o ha il dì maximo hore 14 1/2 1/4. Latitudine gradi 38 1/2 1/12, va per lo freto siculo, per Euboea301, per Quinsai. 12o. Il 12o ha il dì maximo hore 15. Latitudine gradi 40 1/2 1/3 1/12302, va quasi per Roma, per Toleto, Corsica, Napoli, per lo Elesponto, per Troia. 13o. Il 13o ha il dì maximo hori 15 1/4 . Latitudine gradi 43 1/12, va per Florenzia, per Constantinopoli, per lo Cattaio, per Genua, per li Pyrenei. 14o. Il 14o ha il dì maximo hore 15 1/2. Latitudine gradi 45, va per Compostella, per Venegia, per Phaside fiume303, per lo Caspio Mare. 15o. Il 15o ha il dì maximo hore 15 1/2 1/4. Latitudine gradi 46 1/2 1/3304, [C:81v] va per la suprema Spagna, per lo principio et exito del Danubio,305 per Buda. 16o. Il 16o ha il dì maximo hori 16. Latitudine gradi 48 1/2 1/12, va per le bocche del fiume Boristene et paraggi,306 per lo Caucaso Monte, per Vienna d'Ungaria. 17o. Il 17o ha il dì maximo hori 16 1/4. Latitudine gradi 50 1/4, va per Rotomago, per Maguntia307, per gli Ceraunij Monti appresso il Caucaso. 18o. Il 18o ha il dì maximo hore 16 1/2. Latitudine gradi 51 1/2, va per la Maeotide308 palude, per Serica, per l'Agrippina309 Colonia. 19o. Il 19o ha il dì maximo hore 16 1/2 1/4. Latitudine gradi 52 1/2 1/3, va per l'origine del Borysthene fiume. 20o. Il 20o ha il dì maximo hore 17. Latitudine gradi 54. Va per le bocche del Rheno, e del Tanai, per Londinio. 21o. Il 21o ha il dì maximo hore 17 1/4. Latitudine gradi 55. Va per Alauno310 Monte della Sarmatia. 22o. Il 22o ha il dì maximo hore 17 1/2. Latitudine gradi 56 1/6, va per le bocche de Albia fiume, per lo flexo del Tanai, per li Liti del germanico Oceano. 23o. Il 23o ha il dì maximo hore 17 1/2 1/4. Latitudine gradi 57, va per mezzo la Scythia. 24o. Il 24o ha il dì maximo hore 18. Latitudine gradi 58, va per gli Riphei Monti, per l'isola Scandia et Britannia. 25o. Il 25o ha il dì maximo hore 18 1/2. Latitudine gradi 59 1/2, [C:82r] va per la Scotia, per gli Cymbri. 26o. Il 26o ha il dì maximo hore 19. Latitudine gradi 61. Va per l'Iperborei Monti, per l'extrema Scotia, et Ibernia. 27o. Il 27o ha il dì maximo hore 19 1/2. Latitudine gradi 62, va per l'Orchadi Insule. 28o. Il 28o ha il dì maximo hore 20. Latitudine gradi 63. Va per l'isola Tyle. 29o. Il 29o ha il dì maximo hore 21. Latitudine gradi 64 1/4,311 va per l'inferiore Gottia. 30o. Il 30o ha il dì maximo hore 22. Latitudine gradi 65 1/2, va per la regione dal'incole detta Vermelant. 31o. Il 31o ha il dì maximo hori 23. Latitudine gradi 66, va per la regione dal'incole detta Ventelant. 32o. Il 32o ha il dì maximo hore 24. Latitudine gradi 66 1/2, va per lo Golfo Gottico, et questo è l'Artico cerchio. 33o. Il 33o ha il dì maximo d'un mese. Latitudine gradi 67, va per la Gottia superiore. 34o. Il 34o ha il dì maximo di due mesi. Latitudine gradi 69 1/2, va per la regione dall'incole detta Pilapelant. 35o. Il 35o ha il dì maximo tre mesi. Latitudine gradi 73 1/3, va per lo Mare Congelato. 36o. Il 36o ha il dì maximo 4 mesi. Latitudine gradi 78 1/3. 37o. Il 37o ha il dì maximo 5 mesi. Latitudine gradi 84. 38o. Il 38o è il polo, il quale di continuo ha sei mesi di giorno et sei di notte. E tutti questi paralleli sono dall'equinoctiale verso [C:82v] l'arctico polo. Altri tanti vi si numerano dal'equinoctiale verso l'anctarctico polo, ogn'uno al suo contraposto equale, et di equali latitudine et quantità di iorno. Onde due ch'habitano due paralleli equali sono, come fu detto, Antesci312, et quando l'uno ha il giorno maximo, l'altro l'ha minimo. Et perché poca notitia si ha dei luoghi oltre l'equinoctiale, addurrò alcuni essempi. Il parallelo opposito a quel che va per Canaria passa per le fonti del Nilo, et Monte della Luna. Il parallelo opposito a quel de Syene va per l'isole Mandacascar, Peutam313, Necura, per Iava314 Maiore, per Candia, per lo Regno Coilu. L'opposito a quel de315 Damasco va per lo Capo316 di Bona Speranza. L'opposto a quel di Rhodo va per l'Isole Seilan et Angamà317. L'opposto a quel de freto siculo va per l'Isole Zanzibar et Iava318 minore. Gli antipodi di Sicilia sono quasi quei del'isola Angamà. Gli antipodi d'Italia sono quei di Iava Minore. Gli antipodi de Lusitania sono quei dell'Isola Seilan, se non errano gli moderni geographi.

[Anti.] Buono et utile discorso hai fatto. Dunque quando il Sole a noi si leva, a quei dell'isola Angamà si colca, quando a noi è mezzo giorno, a quei è mezza notte, quando a noi si colca, a quei si leva, quando mezza notte a noi, [C:83r] a quei mezzo giorno, et cossì gli quattro tempi dell'anno coalternati havemo. Ma io voglio che un dubio mi sia spianato, che or m'occorse.

[Nico.] Qual'è il dubio?

[Anti.] Se ogni parallelo, o clima, tanto è più caldo, quanto più all'equinoctiale vicino, et quanto più discosto tanto men caldo, come per raggione et esperimento si vede, di modo che l'equinoctiale è caldissimo, et freddissimo il polo, et li mezzani luoghi temperati, per qual causa dissero alcuni philosophi che l'habitatione sotto l'equinoctiale sia di summa equalità et temperanza?

[Nico.] Più alto è319 il raggio a la faccia dell'horizonte et però più quella illustra et più la scalfa; et tanto meno fa l'uno et l'altro quant'è più basso, perché più si spargono i raggi. Quinci siegue che dove il Sole fa manco ascenso, et descenso320, fa ancor manco mutatione di freddo a caldo, o di caldo a freddo, et però quivi l'aria più s'accosta all'equalità. Addunca perché il Sole, a quei che sono sotto l'equinoctiale, fa minimo ascenso et descenso, cioè per 23 gradi et mezzo quant'è la sua massima declinatione, però l'aria quivi serva massima equalità et temperamento. A noi321 il Sole ascende et descende per 47 gradi, quanto è dal'un tropico al'altro, et però l'aria fa qui più gran mutatione. Onde questa nostra zona si chiama temperata, perché, essendo mezzana tra la caldissima et freddissima, participa di caldo et freddo. Quella [C:83v] sotto l'equinoctiale si chiama temperata, perché le stagioni quivi sono più uniformi e men disequali. Et così s'intende, quel che Avicenna dice, che l'habitatione sotto l'equinoctiale tende a maxima equalità et temperanza, onde siegue che l'aria quivi sia più salubre. Et così anchora sente il Campano, nella sua Sphera, dicendo chel sito sotto l'equinoctiale è lo più naturale, et temperato che si trova, perché have li poli nell'horizonte, et tutti gli paralleli eretti, di modo chel Sole, li pianeti, et ogni stella, sì322 dal'una come dall'altra parte di l'equinoctiale, con somma equalità, et coalterne vici323 illumina, et influisce gl'habitatori. Ma che concurso è quel ch'io veggio?

[Anti.] Questo inturba il nostro colloquio, pur'io vo' per intendere che vi sia.

[Nico.] Fa come voi. Questo impedimento venne ad hora opportuna, che già il lungo raggionare cominciava ad increscere. Et se alcuna cosa restava di dire, si puotrà un'altra volta trattare. Ma ecco che torna Anthimaco. Che si fa? Ch'è la causa del tumulto?

[Anti.] Per certo si dice che Carlo Augusto partito è da Palermo, per essere qui in Messina. Hor bisognia fare archi triomphali, carri, trophei, per fare a tanto signore, degno incontro. Bisogna con prose et versi celebrare tanta vittoria. Questa fatiga a te incumbe.

[Nico.] Anzi alli celebrati oratori et coronati poeti, dei quali [C:84r] professione è propria.

[Anti.] Io so che tu harai buona parte di tal provincia. Ma questo mi dà molestia che si disturba la nostra disputa. Io ti volea dimandare d'alcun altre cose, come di l'ambito dela terra, della geographia, dela inventione et speculatione degli moti delli luminari et delle stelle, degli eclipsi, degli asterismi, del'orto et occaso delle stelle, dele 12 case, delle magnitudini delli corpi celesti et loro distanze.

[Nico.] Io ti prometto, quando un altro dì324 opportuno occurrerà, rifare tutto quel che restava. Et hora già di riceverne a casa.

[Anti.] Addunca questo intervallo si spendirà in pensare qualche cosa per la publica utiltà. Et tanto più che, per li disordini degl'huomini violenti et temerarij, questa venuta di Cesare è ad ogn'uno gratissima. Onde si spera tal ordine et regimento, che castigati gli flagitij et cohibita l'audacia degli pravi, per tutto in pace tranquilla si viva. Hor sij salvo sempre mio Nicomede.

[Nico.] Et tu felice vive.

Fine del Dialogo secondo.

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