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7.2.2  Correzioni lunghe del copista o di altre mani

Anche le correzioni di cui si è trattato nel § 5.3.2, come le integrazioni del copista di cui si è appena detto, potranno essere di un'estensione tale da rendere sconsigliabile far riportare in nota l'intero passo.

Come si è visto (§ 5.1), tali correzioni nel testimone A sono da imputare al copista che corregge sé stesso (e in tal caso si utilizzerà A1), o a una seconda mano (A2), ecc. Quando si utilizza \VV tali mani vengono trattate come se fossero un testimone diverso; cosí, allo stesso modo, si potrà usare \VV[longa] per le correzioni piú ingombranti che non si vogliono ospitare in apparato per intero. Se il testo di A fosse:

  • A: Et rursus, per praecedentem, erit cubus sesquialterus dicti cylindri ... ut demonstrari potest. [5 righe di lunghezza]

e il copista (o una seconda mano, o anche Maurolico intervenuto personalmente sul testimone) l'avesse cancellato con un tratto di penna, scrivendo in margine:

  • A1: Et rursus, cum sit cubus sesquitertius dicti prismatis (demonstratio tota pendet ex antepraemissa), ... Et sic demonstrabitur: cum sit ... Quod erat propositum. [17 righe di lunghezza]

daremo in TC il testo della correzione del copista, indicando in apparato che originariamente A aveva un testo diverso (che ovviamente riporteremo per intero) utilizzando come al solito per indicare la correzione del copista il siglum A1 (o A2 o Am, ecc.):

... ut dicebamus. 1 Et1 rursus, cum sit cubus sesquitertius dicti prismatis (demonstratio tota pendet ex antepraemissa), ... 2 Et sic demonstrabitur: cum sit: ... 3 Quod erat propositum.
1Et ~ 3 Quod erat propositum in marg. A1   Et rursus, per praecedentem, erit cubus sesquialterus dicti cylindri ... ut demonstrari potest. A

Visto che A1 (e cosí A2, Am, ecc.) viene trattato come se fosse un altro testimone, viene subito in mente che per segnalarne le correzioni basterà usare \VV[longa] secondo le regole descritte nei paragrafi precedenti. Tuttavia, bisogna anche indicare che il passo riportato in TC si trova in margine. Per questo occorre aggiungere una specificazione nel secondo sottocampo del campo {.a.} di \VV[longa], apponendo \MARG subito dopo \CR:

... ut dicebamus.
\Unit \VV[longa]{
                {A1:\CR{lince}\MARG:Et}
                {A:Et rursus, per praecedentem,
                  erit cubus sesquialterus dicti
                  cylindri ... ut demonstrari
                  potest.}
                }
                rursus, cum sit cubus sesquitertius
dicti prismatis (demonstratio tota pendet ex
antepraemissa), ... \Unit Et sic demonstrabitur: cum
sit: ... \Unit \LB{lince}{Quod erat propositum}.

Si segnala cosí il fatto che la correzione è fatta in margine. Analogamente, se B e C non avessero affatto tale passo, si sarebbe aggiunto un altro campo, scrivendo:

(TC) ... \Unit \VV[longa]{
                {A1:\CR{lince}\MARG:Et}
                {A:Et rursus, per praecedentem,
                  erit cubus sesquialterus dicti
                  cylindri ... ut demonstrari
                  potest.}
                {B/C:\OM}
                }
                rursus, cum
sit cubus sesquitertius dicti prismatis (demonstratio tota
pendet ex antepraemissa), ... \Unit Et sic demonstrabitur:
cum sit ... \Unit \LB{lince}{Quod erat propositum}.

e ottenendo il seguuente risultato:

(TC) ... 1 Et1 rursus, cum sit cubus sesquitertius dicti prismatis (demonstratio tota pendet ex antepraemissa), ... 2 Et sic demonstrabitur: cum sit ... 3 Quod erat propositum.
1Et ~ 3 Quod erat propositum in marg. A1   Et rursus, per praecedentem, erit cubus sesquialterus dicti cylindri ... ut demonstrari potest. A   om. B C

Si osservi che in questo caso si è inserita un'altra macro, \MARG, nel secondo sottocampo del campo {.a.}, subito dopo \CR{lince}. Questa è una cosa che si può sempre realizzare: tutte le macro inseribili nel secondo sottocampo di \VV sono inseribili anche qui (ovviamente con dosi generose di granu salis, se non volete ritrovarvi con testi assai bizzarri.)



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