<  o  >

5.4  Marginalia

5.4.1  \NOTAMARG: Parente, non figlia

Col nome generico marginalia intendiamo note del tipo ``vide quod dicit Martianus de astrologia'' o ``pulcherrima est haec contemplatio'' che non mirano a correggere o integrare il testo, ma solo a spiegarlo o commentarlo. Esse non costituiscono propriamente delle varianti testuali, e quindi non possono venire accolte in TC. Devono essere però segnalate. Potranno trovarsi in margine, o scritte in inchiostro di diverso colore, o (nel caso di un testimone a stampa) in caratteri diversi da quello del testo, per esempio in corsivo20.

Ad esempio, supponendo che Maurolico, parlando dell'importanza della trigonometria sferica annoti in margine ``Vide etiam quod dicit Martianus de astrologia'' nel testimone A, mentre B e C non recano tale annotazione, si agirà in questo modo:

Et talis est praestantia sphaericorum doctrina1. Sed ad definitiones accedamus.
1Vide etiam quod dicit Martianus de astrologia. in marg. Am

utilizzando la macro \NOTAMARG:

Et talis est praestantia sphaericorum
doctrina\NOTAMARG{
                 {Am:\MARG:Vide etiam quod dicit
                  Martianus de astrologia.}
                 }. Sed ad definitiones accedamus.

Come si vede, \NOTAMARG ha una sintassi molto simile a quella di \VV: all'interno del suo campo --- suddiviso come quelli di \VV in tre sottocampi --- si inserisce il siglum del testimone (primo sottocampo); eventuali informazioni, ad esempio su dove si trovi la glossa (secondo sottocampo); la lezione (terzo sottocampo). I tre sottocampi sono come al solito separati dai :. Nel secondo sottocampo si inseriranno le indicazioni del caso: se la glossa si trova in margine, in interlinea etc. si potranno utilizzare le macro introdotte in questo capitolo; per altre situazioni si ha comunque a disposizione la macro \DES{} che permette di descrivere ciò che si vuole. Cosí, se la glossa dell'esempio precedente fosse stata scritta in inchiostro rosso si potrà battere:

... doctrina\NOTAMARG{
                     {Am:\DES{rubro atramento}:Vide etiam
                      quod dicit Martianus de astrologia.}
                     }. Sed ad definitiones accedamus.

Si tratterà poi di scegliere, a seconda dei casi (numero delle glosse, loro importanza, ecc.) se dare le note marginali in apparato o in un'apposita appendice. A questo scopo occorrerà marcare il testo che si riferisce a una o a un gruppo di note marginali in modo che possa essere isolato insieme alle sue glosse e trattato poi in modo opportuno. A ciò provvedono le macro \BeginNM e \EndNM. Nell'esempio di prima si dovrà quindi scrivere:

\BeginNM
Et talis est praestantia sphaericorum
doctrina\NOTAMARG{
                 {Am:\MARG:Vide etiam quod dicit
                  Martianus de astrologia.}
                 }.
\EndNM
Sed ad definitiones accedamus.

Si potrà poi decidere se si vuole che le note marginali vengano stampate in appendice o in apparato scrivendo, nel preambolo del file (prima cioè di \begin{document}) una di queste due macro:

\MarginaliaInNota
\MarginaliaInAppendice


20  Lo stesso discorso vale per gli eventuali interventi riportati sul testo di un testimone da personaggi diversi da Maurolico stesso con il fine di correggerne errori concettuali, riempire silenzi, commentare le procedure mauroliciane, indicare riferimenti ad altre opere ecc. Si tratta di riscritture dell'opera che, dal punto di vista filologico, nulla hanno a che vedere con il testo da pubblicare e che andranno segnalate solo in apparato o, eventualmente, in apposite appendici all'edizione. Essi vengono trattati con lo stesso sistema descritto qui, ovviamente indicando con un siglum opportuno la mano che li ha eseguiti (A2, A3, ecc.).

<  o  >