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Chapitre 9


Casi eccezionali

9.1  Le lacune soggettive

Come si ricorderà, nel § 3.3.1 si è accennato al fatto che il trascrittore potrebbe, per difficoltà soggettive, essere incapace di leggere una o piú parole del testo. L'editore compirà ogni sforzo umanamente possibile per risolvere il problema: ma non è detto che ci riesca.

Tale caso potrebbe essere trattato nel seguente modo. Supponiamo di avere due testimoni A e B; A abbia come lezione ``musica est mundi'' (anima mundi) e in B si leggano le parole ``musica est'' seguite poi da una ``a'' seguita da uno strano segno di abbreviazione e poi da un simbolo altrettanto indecifrabile e inusuale. Il trascrittore di B avrà registrato la situazione in questo modo (§ 3.3.1):

musica est \LACs{qui c'{\`e} un'abbreviazione
indecifrabile}

L'editore dopo aver consultato tutti i paleografi piú noti, studiato a fondo gli usi scrittorii del XVI secolo e aver meditato a lungo sul problema, non riesce a dare un senso alla misteriosa brachigrafia. È sí ben disposto a credere che significasse ``anima mundi'', ma non è in grado di provarlo. Codificherà allora il suo imbarazzo in questo modo:

musica est \VV{
              {A:\ABBR{anima} mundi}
              {B:\DES{signa mihi incognita}:\LACs}
              }

\LACs provvederà poi a stampare *** nel testo di B e a marcare l'esistenza di una lacuna nel teso dovuta non a cause oggettive, ma all'incapacità soggettiva dell'editore di leggere i segni che B riporta. Occorre osservare che si deve usare \DES{} e non \ED{} (anche se è l'editore che scrive) in modo che nel testo del testimone B che verrà estratto compaia la nota ``signa mihi incognita'' (cfr § 6.4.6).

Si noti anche l'uso di \ABBR{} per marcare il fatto che ``anima'' è sí leggibile, ma solo dopo l'interpretazione di un'abbreviazione (cfr. § 3.4.5).



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