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9.3  A mali estremi

Come abbiamo già detto, questo manuale non può ovviamente prevedere tutti i casi possibili che possano presentarsi al trascrittore e all'editore di un testo mauroliciano; a parte ogni considerazione di fattibilità, ciò produrrebbe sintassi mostruosamente complicate (assai piú delle presenti...).

Abbiamo quindi previsto una macro (\note)26 da usarsi nei casi in cui tutte le risorse del manuale siano esaurite e occorra intervenire ``a mano''. Essa andrà usata con molta parsimonia, sia perché impone all'editore e al trascrittore una discreta mole di lavoro in piú, sia perché può essere causa di difformità procedurali anche gravi che potrebbero rendere poi complesso l'ulteriore trattamento del testo per la sua messa in rete o per l'estrazione del testo dei singoli testimoni.

Per esempio, il caso trattato qui sopra nel § 8.4.3, avrebbe potuto essere risolto in questo modo con \note:

Namque superficies talium\note{
talium~$\sim$~componuntur
{\sl: huc transposui~~post}
superficiebus {\sl A}
} solidorum
componuntur ex similibus conicis superficiebus.

Come si vede qui l'editore deve dichiarare esplicitamente all'Mauro-TEX tutto quello che deve fare per scrivere la nota: cambi di carattere (\sl); segni speciali come ~ che produce lo spazio bianco codificato da lasciare prima e dopo la ~ che deve comparire in nota, in modo che essa rimanga ``attaccata'' alle parole che la precedono e la seguono; e la strana sequenza $\sim$, che produce appunto la ~. Si rifletta anche sul fatto che questo è un caso relativamente semplice.

Oppure, pensate al primo esempio del capitolo 4:

(TC) Sit data ratio1, sit datus cubus.
1 ratio A  gratia B  latio C

Per ottenerlo con \note avreste dovuto scrivere:

(TC) Sit data
ratio\note{
           ratio {\sl A}~~gratia {\sl B}~~latio {\sl C}
          }, sit datus cubus.

dichiarando sempre il cambio di carattere da tondo a tondo inclinato e aggiungendo i doppi spazi codificati ~~ per distanziare le varie lezioni.

Come vedete, l'uso di \note comporta molta attenzione redazionale per far sí che ciò che otterrete sia omogeneo tipograficamente al resto della vostra edizione. Ma ciò che è peggio, quello che scrivete in \note non viene codificato: risulterà difficile da trasferire automaticamente in HTML (il linguaggio che si utilizza per le pagine Web) e di conseguenza la vostra edizione rischierà di presentarsi in modo bizzarro sugli schermi del cyberspazio. La difficoltà è accresciuta dal fatto che il TEX permette una gran libertà di espressione ai suoi utilizzatori, e non potendosi dare una regola fissa con cui scrivere le note, la conversione in HTML dovrà necessariamente farsi a mano, caso per caso. Con la conseguenza che se l'editore decidesse di ritoccare la sua nota, bisognerà intervenire ancora una volta manualmente e cosí via ...

Inoltre, non essendo il contenuto di \note codificato, l'estrazione del testo dei singoli testimoni dovrà anch'essa essere compiuta manualmente, con complicazioni ancora peggiori di quelle qui sopra accennate.


26  \note non va confusa con gli altri tipi di ``note'' a disposizione (cfr. § 3.9.4). Gli altri tipi servono per generare commenti al testo o agli interventi dell'editore, e vengono gestiti in modo del tutto indipendente dalla numerazione delle note dell'apparato testuale. \note, invece, produce un testo e un numero di nota coerente con l'uso di \VV e di \VV[longa].

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