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6.3  Integrazioni e lacune congetturali

6.3.1  Integrazioni

Potrà accadere che l'editore si trovi davanti a una lacuna condivisa da tutta la tradizione (in tal caso gli sarà stata già segnalata dal trascrittore: cfr. § 4.4.2), oppure che si renda conto (ad esempio in base al senso del discorso) che tutta la tradizione omette una o piú parole, pur non presentando alcuna lacuna materiale e alcuno spazio bianco. In questi casi sarà allora possibile procedere a un'integrazione, cioè si potranno supplire congetturalmente le parole omesse, siano esse in lacuna o meno.

Si noti bene che il caso è diverso da quello delle correzioni (sia pure combinate con omissioni e omissioni in lacuna) discusse nei §§ 6.1.1--3, perché se si ``corregge'' il testo tràdito vuol dire che in almeno uno dei testimoni è attestata una qualche lezione, sebbene sbagliata. Nel caso dell'integrazione, è invece l'intera tradizione a omettere parole che pure --- l'editore ne è certo --- dovevano esistere nell'originale.

Supponiamo ad esempio che la tradizione sia costituita da A e B e che essi leggano ``per propositionem 17 erit''. Come si vede non è specificato di quale proposizione 17 si stia parlando, ma il nostro sagacissimo editore è certo che si tratti della 17 del libro precedente e quindi che Maurolico dovesse aver scritto ``per propositionem 17 praecedentis libri erit''. In questo caso si dovrà ottenere in TC

per propositionem 17 < praecedentis libri1 > erit
1praecedentis libri supplevi

dove ``praecedentis libri supplevi'' significa ``ho aggiunto io praecedentis libri''. Le parentesi uncinate < > servono a rendere evidente l'integrazione dell'editore già in TC, senza bisogno di consultare l'apparato. Non si riporta poi l'indicazione del fatto che ``praecedentis libri'' manca in A e manca in B, dato che un'integrazione suppone appunto che la lezione sia stata omessa dall'intera tradizione. In apparato, tuttavia, sarà opportuno specificare ``supplevi'' (o ``supplevimus'' nel caso di un'edizione a quattro mani), dato che qui è bene avvertire che si tratta di una congettura dell'editore.

Le integrazioni vengono trattate in modo analogo a quanto visto per i loci desperati e le espunzioni, utilizzando \ED e una nuova macro, \INTE{}, nel seguente modo:

per propositionem
17 \INTE{
         \VV{
            {*:\ED{supplevi}:praecedentis libri}
            }
        } erit

Come \CRUX provvvedeva ad apporre una all'inizio e alla fine del testo che costituisce il suo argomento, cosí \INTE racchiude il suo argomento fra parentesi uncinate. E, come nel caso di \CRUX, si daranno dei casi in cui risulterà necessario fornire maggiori indicazioni in apparato. Supponiamo che il testo di B, ad esempio, sia:

  • B: per propositionem 17 o erit

dove il o indica il fatto che B ha lasciato un breve spazio vuoto fra ``17'' e ``erit''. In un caso del genere dovremmo ottenere

per propositionem 17 < praecedentis libri1 > erit
1praecedentis libri supplevi    spatium aliquot literarum rel. B

dove ``spatium aliquot literarum rel. B'' significa ``B ha lasciato uno spazio'' e vuole indicare al lettore che nel testimone B manca sí la lezione``praecedentis libri'' ma è stato comunque lasciato uno spazio bianco. Per questo motivo nel testo di B dovranno essere stampati, al posto dello spazio bianco originario, tre *, come nel caso delle omissioni in lacuna. Questo caso è concettualmente diverso da quello delle omissioni e omissioni in lacuna --- e dovrà essere trattato anche dall'Mauro-TEX in modo diverso. Infatti non si può dire propriamente che B ometta, dato che l'intera tradizione non riporta alcuna lezione fra ``17'' e ``erit''. Non si utilizzerà quindi \OMLAC, ma le macro \LACm e \DES (cfr. § 4.4) e i comandi da impartire saranno22:

per propositionem
17 \INTE{
         \VV{
            {*:\ED{supplevi}:praecedentis libri}
            {B:\DES{spatium aliquot literarum rel.}:\LACm}
            }
        } erit

Naturalmente l'integrazione che si accoglie nel testo può essere stata già fatta dal solito Clagett e dal solito Napoli. Se ad esempio Clagett ha integrato ``praecedentis libri'' ma Napoli ``huius'' e noi accettiamo l'integrazione di Clagett, scriveremo:

per propositionem 17 < praecedentis libri1 > erit
1praecedentis libri suppl. Clagett    spatium aliquot literarum rel. B   huius suppl. Napoli

scrivendo:

per propositionem
17 \INTE{
         \VV{
            {*:\ED{suppl. Clagett}:praecedentis libri}
            {B:\DES{spatium aliquot literarum rel.}:\LACm}
            {*:\ED{suppl. Napoli}:huius}
            }
        } erit


22  Si osservi che il trascrittore di B dovrebbe aver già segnalato la cosa, in questo modo:

... 17 \VV{
{B:\DES{spatium aliquot literarum rel.}:\LACm}
}

L'editore non dovrà quindi far altro che aggiungere la sua integrazione.

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